E’ uscito a dicembre 2019 il secondo disco dedicato all’opera prima : anche in questo caso 10 sonate per due violini e basso continuo (violoncello, clavicembalo-organo) sul modello di Arcangelo Corelli in cui il dialogo tra gli strumenti è al centro della scrittura.
In questo lavoro bonportiano già dalla prima Sonata l’ispirazione romana è evidentissima accordandosi con l’estetica imperante che elaborava un linguaggio strumentale partendo dalla vocalità; va da sé però che questa come le altre opere a tre parti del Bonporti siano evidentemente più accondiscendenti ad un violinismo maggiormente spiccato.
La raccolta mostra inoltre al suo interno un’evidente evoluzione e pertanto la stessa data di pubblicazione è da intendersi idealmente come una tappa di un percorso che da qui lo accompagnerà per dieci anni, fino all’edizione dell’op. VI del 1705 per Giuseppe Sala in Venezia. L’inclinazione compositiva nell’op. I è inizialmente per un primo violino a solo con sottesi ampi spazi cadenzali nelle ben disposte pause retoriche, tuttavia nel prosieguo dell’opera l’elaborazione si amplifica verso una parità di peso tra i due violini fino ad includere anche l’idea del basso concertato (indicato nel frontespizio come Violoncello Obbligato).
Ad una lettura generale la scrittura del Nostro sottende addirittura soli e tutti aderendo così alla possibilità che il trio diventasse un vero e proprio Concerto Grosso (così come avvenne più e più volte per le stesse raccolte del Corelli). La conferma la si ha dai continui contrasti di densità dello stile, che indubbiamente porta con sé una concertazione a più parti e se ciò non bastasse vi si ritrovano nella fonte originale edita a Venezia sempre per i tipi di Sala, l’indicazione di “solo” su alcuni passi (vedasi su tutte la Seconda Sonata).
Sonate per 2 violini e basso continuo op.2